Casa è approfittare di qualche minuto libero per chiamare qualcuno che non senti da due giorni per sapere come va.
Casa è quel qualcuno che ti chiede “come lo hai saputo?” e al tuo “cosa?” ti dice “te l’hanno detto Valeria o Roberta”. No cuore mio, non mi hanno detto niente ma cosa, io volevo solo chiamarti per raccontarti la bella notizia che poi è sfumata ma ero felice e volevo solo dirti che.
E allora si, capisco che tu sei casa quando ho la nettissima percezione che in quel momento è giusto chiamarti. Come le mamme, come la tua di cui mi parli sempre e le mamme, cuore mio, sono sangue fatica e amore. Noi lo sappiamo.
Casa è quando rimani sveglia fino a tardi a consolare i pianti della tua piccina che torna a Bologna e ti racconta della fatica che sta facendo per amarsi e sentire in sé tutta la fierezza dei suoi passi.
Casa è avere l’urgenza di far sapere a lui, sostanza e spalla da enne anni, che sei triste e magari colori il magone con la leggerezza che lui da te si aspetta ma lui lo sa che hai bisogno di lui però non può, però va bene, e no non va bene ma piuttosto che niente è meglio così.
Casa è chi ti accompagna a casa e ti abbraccia e dopo averti dato della borghese ti saluta con “ciao Pasca’”.
Casa è la sveglia del mattino che ti dice “Antonelli’ sveglia, alzati, non è che ora chiudiamo la telefonata e ti riaddormenti”.
E si, sono giorni brutti brutti brutti, ma datemi un angolo di pace e da domani ricominceremo a scalare la montagna.
Ah… Allora ti fai telesvegliare da altri ora.. 🙁
E se ti dicessi che gli “altri” in realtà è il piccolo Fiò?
Lo immagini vero? Con le caccole sugli occhietti che prende il cellulare e con le sue manine prensili digita A-N-T-O-N-E-L-L-I-N-A e poi pigia il tasto chiama e a 500 km più a nord io vorrei pure mandarlo a cagare ma come si fa?
E, ti dirò, svegliarsi la mattina con il suo accento calabro è una violazione dei diritti umani ma sentissi quanto è tenero…
Tu sei la sveglia delle 7 del mattino, Fiorda quella delle 8. Poi ho anche quella delle 6 ma è roba nordica e rara.
E poi c’è sempre l’ultimo fine settimana di agosto. Entrerai in camera lento lento piano piano, mi farai una carezza e mi dirai che è pronto il caffè. Io farfuglierò un “altri 5 minuti ti prego” e dopo altri 5 sarò sveglia, vigile, caffettata e il resto lo sai. 😉
Ripeterò il tuo nome in tutte le sue possibili varianti, da Tonia a ‘Ndonè, e con tono di voce crescente, alternando col solletico alla pianta del piede..
E… il resto non lo conosco comunque al completo, perché in quel fine settimana mi dedico e mi affido a te; come si usa dire, “disponi!”
Disporremo! 😉